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2019

Brasil! Focus sull’arte brasiliana contemporanea

Opere dalla collezione di Ernesto Esposito

a cura di: Elisa Ravazzolo Botner
date: da ottobre 2019 a febbraio 2020

Il Museo Ettore Fico ha il piacere di presentare, per la prima volta a Torino, un percorso estremamente significativo all’interno della vastissima collezione di Ernesto Esposito: stilista di fama internazionale, ha collezionato – e continua a farlo tutt’ora! – importanti opere dei più grandi artisti contemporanei spaziando dalla fotografia all’installazione, dalla pittura al video fino a opere monumentali, con una grande poliedricità e intuito anticipatore.

Noto in tutto il mondo per le sue collaborazioni nella haute couture (Marc Jacobs, Sergio Rossi, Sonia Rykiel, Louis Vuitton, Fendi, ecc.) Ernesto Esposito è anche un instancabile ricercatore che opera in stretto contatto con le gallerie più influenti del settore.

Globe trotter infaticabile, a partire dagli anni Ottanta ha conosciuto e frequentato artisti quali Cy Twombly, Joseph Beuys, Andy Warhol, Helmut Newton, solo per citarne alcuni. Il privilegio dell’amicizia con tutti loro gli ha permesso di realizzare una delle collezioni di arte contemporanea più importanti e poliedriche, da cui sono state selezionate le opere per la mostra ME TWO che, a sua volta, si articola in due sezioni distinte: Some people e Brasil!.

Il titolo della mostra, ME TWO, parafrasa per assonanza la famosa frase “me too” che ha segnato una svolta contro lo stolking femminile e venne coniata nel 2017 in forma di hashtag in occasione dello scandalo holliwoodiano che vide come protagonista il produttore Harvey Weinstein incriminato di molestie sessuali alle attrici che lavoravano per lui. Il titolo allude inoltre a una duplicazione della personalità/possibilità collezionistica.

La seconda, Brasil!, è un’avvincente ricognizione all’interno dell’arte contemporanea brasiliana degli ultimi vent’anni e ne documenta il vasto panorama artistico, ricco ed effervescente.

La mostra, il cui titolo Brasil! è un riferimento all’omonimo film di Terry Gilliam del 1985, si propone come un focus sulle ultime generazioni di artisti brasiliani che hanno segnato una svolta e delineato, nel panorama internazionale, nuove vie e nuovi percorsi, ponendosi come una vera e propria scuola e corrente. Il Brasile, terra immensa, vasta e variegata, ha identità estremamente differenti, così come la sua arte. Il territorio, con le sue differenze che siano urbane, periferiche o derivanti dalla lussureggiante foresta pluviale, ha dato vita a riflessioni che, per la loro complessità, interessano il Mondo intero. La peculiarità degli artisti è quella di vivere in un territorio ricco di storia e tradizioni, di contraddizioni e poesia, dove gli influssi dell’arte internazionale si fondono e si trasformano in una poetica intrisa di estetica sud americana.

I profumi della terra e dei fiori, la “saudade” della bossa nova e il brio eccitante della samba, l’improbabile architettura delle favelas e la razionalità della capitale Brasilia disegnata da Oscar Niemayer, si mescolano e si confondono attraverso la specificità dei materiali utilizzati dagli artisti che sono desunti direttamente dalla natura e dalla produzione industriale: le spezie per Ernesto Neto, la terra e il legno per Matheus Rocha Pita, i semplici oggetti di uso domestico e comune (amache o stoviglie o pentole) per Opavivarà!.

L’estrema fortuna critica e il grande interesse per l’arte brasiliana, esplosi negli ultimi anni, sono sicuramente imputabili a un momento economico positivo, durato vent’anni, che è sfociato nei Giochi Olimpici a Rio del 2016 e che hanno permesso alla città e alla sua economia di rifiorire grazie ai colossali investimenti economici per edifici legati ai Giochi e al proliferare di cantieri dedicati all’urbanismo di civile abitazione. È anche vero che le contraddizioni del Paese sono enormi e la stessa classe politica è stata – e lo è tuttora – sotto accusa per brogli e corruzione. Le Olimpiadi hanno anche segnato la fine di un sogno e ora il Brasile soffre di una crisi economica fortissima.

Gli artisti, cartina al tornasole dei cambiamenti e delle criticità epocali, registrano e creano lavori intensamente evocative dello stato sociale del Paese a cui appartengono. La loro sensibilità converge nella produzione di opere non solo estetiche ma, soprattutto, dense di problematiche politiche ed economiche. Molti degli artisti provenienti dalla collezione Esposito sono conosciuti, apprezzati e collezionati da importanti musei e fondazioni internazionali e sono rappresentati dalle maggiori gallerie che hanno influenza sui mercati e sul gusto del nostro secolo.

La raccolta di opere esposta a Torino è quasi interamente legata alla produzione degli ultimi vent’anni e rappresenta uno spaccato culturale estremamente pertinente e incisivo dell’arte brasiliana.

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