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2019
Il Museo Ettore Fico ha il piacere di presentare, per la prima volta a Torino, un percorso estremamente significativo all’interno della vastissima collezione di Ernesto Esposito: stilista di fama internazionale, ha collezionato – e continua a farlo tutt’ora! – importanti opere dei più grandi artisti contemporanei spaziando dalla fotografia all’installazione, dalla pittura al video fino a opere monumentali, con una grande poliedricità e intuito anticipatore.
Noto in tutto il mondo per le sue collaborazioni nella haute couture (Marc Jacobs, Sergio Rossi, Sonia Rykiel, Louis Vuitton, Fendi, ecc.) Ernesto Esposito è anche un instancabile ricercatore che opera in stretto contatto con le gallerie più influenti del settore.
Globe trotter infaticabile, a partire dagli anni Ottanta ha conosciuto e frequentato artisti quali Cy Twombly, Joseph Beuys, Andy Warhol, Helmut Newton, solo per citarne alcuni. Il privilegio dell’amicizia con tutti loro gli ha permesso di realizzare una delle collezioni di arte contemporanea più importanti e poliedriche, da cui sono state selezionate le opere per la mostra ME TWO che, a sua volta, si articola in due sezioni distinte: Some people e Brasil!.
Il titolo della mostra, ME TWO, parafrasa per assonanza la famosa frase “me too” che ha segnato una svolta contro lo stalking femminile e venne coniata nel 2017 in forma di hashtag in occasione dello scandalo holliwoodiano che vide come protagonista il produttore Harvey Weinstein incriminato di molestie sessuali alle attrici che lavoravano per lui. Il titolo allude inoltre a una duplicazione della personalità/possibilità collezionistica.
La prima, Some people, ci conduce in un ampio percorso che rappresenta e analizza la storia della fotografia da Von Gloeden ai giorni nostri, da un punto preciso di rottura degli schemi sociali, sessuali e di identità di genere. Da Von Gloeden a Mapplethorpe, da Helmut Newton e Bruce Weber, fino a Cindy Sherman, Thomas Ruff, Wolfgang Tillmans e Thomas Struth.
Per Ernesto Esposito, la fotografia è innanzitutto una grande passione e parte essenziale della sua vita e quindi della collezione stessa. Frutto di acquisizioni in gallerie, ma anche di rapporti personali di amicizia con i maggiori artisti del nostro tempo, la mostra si compone di un cospicuo numero di opere – fotografie originali, stampe vintage, in formati diversi anche di grandi dimensioni – raccolte nel corso degli anni con intenti e criteri diversi.
Se l’incontro con Jack Pierson è diventato una sorta di collaborazione “sul campo”, altre opere rappresentano invece una metafora esistenziale, come una sorta di partecipazione a un club, a una congregazione, a un gruppo identitario, a una setta in cui gli adepti si riconoscono e si apprezzano identificandosi per sensibilità ed estetica comune.
La scelta documenta praticamente l’intero sviluppo della ricerca fotografica d’avanguardia, con un focus particolare sugli autori che hanno maggiormente contribuito a definire l’ambito specifico della fotografia nell’arte contemporanea.
L’obiettivo della mostra è di raccontare, attraverso lo sguardo acuto del collezionista appassionato come, da mera forma documentaria, la fotografia si sia affermata a linguaggio autonomo parallelo alla pittura, alla scultura, al disegno e come da sempre sia in dialogo, anche conflittuale, con le altre discipline artistiche.