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2021
Per questa sua prima mostra personale in un museo in Italia, l’artista ha optato per una scelta estremamente radicale indirizzando tutta l’attenzione del pubblico sul lavoro delle installazioni costruite con lettere e frasi. Le 14 opere realizzate espressamente per questa mostra – e mai esposte in Italia – rappresentano un corpus unitario e posizionano la scelta artistica di Pierson verso una via più concettuale che figurativa.
Questa serie, definita Word Sculptures e iniziata nel 1991, utilizza oggetti abbandonati e recuperati da vecchie insegne di cinema, di supermercati, di casinò e da insegne pubblicitarie di fabbriche dismesse. Questa serie crea frasi e semplici parole che propongono molteplici
significati ed evocano immagini personali nello spettatore. La loro estetica ha radici profonde nella cultura Pop degli anni Sessanta e lo stesso utilizzo di oggetti desunti dalla quotidianità la riconducono a grandi artisti come Rauschenberg e Warhol.
Va detto che tutte le lettere utilizzate sono espressioni della produzione industriale del nostro tempo. Che siano forme semplici o barocche, appartengono tutte all’estetica del lettering utilizzato per l’arredo urbano e per le insegne che popolano le strade di tutte le città del mondo.
La loro familiarità e la loro desuetezza, sono il simbolo evidente del consumismo che affligge la nostra epoca e il nostro tempo. La ruggine, la corrosione e le scolorature delle vernici non sono altro, quattrocento anni dopo, che le stesse erosioni del tempo nelle mele e nelle foglie
della canestra di frutta di Caravaggio. Questa dissolvenza degli oggetti e il loro trascolorare fantasmatico, riporta lo spettatore in un mondo nostalgico.
È chiaro che tutto riaffiora dal tempo trascorso e che nulla potrà riportare in vita l’oggetto e la sua funzione. Ormai, come frammenti di un relitto alla deriva, le lettere fluttuano sulle pareti intonacate delle gallerie e dei musei, il loro vagare nello spazio appare approdato ormai in un luogo sicuro, ma nulle è eterno e, forse, loro intraprenderanno ancora altri viaggi. La loro estetica dimessa è comunque elegante e tutto viene ulteriormente nobilitato dai significati dati alle lettere composte in parole e talvolta anche in frasi. Sono esclamazioni, frammenti di conversazioni raccolti o rubati dalla strada, frasi fatte o semplici accenni. La loro applicazione sui muri è determinata da un’estetica precisa che l’artista utilizza come i fiori di un ikebana. L’eleganza della loro disposizione colloca le sue scritte nello spazio della vita reale rendendo poesia haiku, ciò che per altri sarebbero solo inutili scarti industriali.